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Capsula per il suicidio "Sarco" usata per la prima volta in Svizzera

Martedì scorso, nel nord della Svizzera, è avvenuto un caso che ha sollevato allarme e polemiche riguardo l'uso di Sarco, un macchinario a forma di sarcofago che consente il suicidio tramite ipossia, privando chi lo usa dell'ossigeno e facendolo inalare azoto puro. Le autorità svizzere hanno confermato che la morte di una donna statunitense, avvenuta in un bosco vicino a Merishausen, è stata facilitata da questo dispositivo, portando all'arresto di diverse persone, accusate di istigazione e assistenza al suicidio.

Capsula per suicidio assistito Sarco

Sarco: un dispositivo controverso e pericoloso


Sarco, sviluppato nei Paesi Bassi, è stato criticato a lungo per la sua pericolosità e per il rischio che rappresenta di bypassare i controlli medici che normalmente regolano le procedure di fine vita. Nonostante in Svizzera il suicidio assistito sia legale in determinate circostanze, Sarco è stato pensato per "de-medicalizzare" il processo, eliminando l’intervento del personale sanitario. Ciò lo rende particolarmente rischioso, poiché può essere utilizzato senza le necessarie verifiche psicologiche e mediche per valutare lo stato del paziente.


Il dispositivo è stato progettato per essere facilmente trasportabile e assemblabile tramite stampanti 3D, permettendo a chi lo utilizza di chiudersi al suo interno e attivare autonomamente il processo letale, semplicemente premendo un pulsante. Questa semplicità di utilizzo è uno dei principali motivi di preoccupazione. Le organizzazioni mediche e sanitarie hanno espresso timori sulla facilità con cui potrebbe essere usato, anche da persone che potrebbero non essere lucide o consapevoli delle conseguenze estreme.


Assenza di controlli e sicurezza


Secondo la ministra della Salute svizzera, Elisabeth Baume-Schneider, Sarco non è considerato un dispositivo sicuro e non rispetta le normative del paese in materia di morte assistita. La procedura di suicidio assistito in Svizzera prevede infatti l’uso di farmaci specifici sotto stretto controllo medico, con numerosi accertamenti e colloqui con esperti. Al contrario, l’uso di Sarco aggira questi protocolli, facendo sì che la persona possa procedere senza le valutazioni necessarie, esponendosi a possibili sofferenze non previste.


Un precedente recente negli Stati Uniti ha evidenziato ulteriori rischi: in Alabama, durante un’esecuzione penale, un condannato è morto per ipossia da azoto, ma testimoni hanno riferito che ha mostrato segni di forte agitazione e contorsioni prima di perdere la vita. Questo solleva dubbi sul fatto che il metodo garantisca effettivamente una morte "pacifica" come sostenuto dai promotori del macchinario.

Capsula per suicidio assistito aperta

Il pericolo di Sarco nella società


Mentre alcuni, come Philip Nitschke, fondatore di Exit International e ideatore del macchinario, continuano a promuovere Sarco come un’alternativa non farmacologica e autonoma alla morte assistita, molte organizzazioni etiche e sanitarie sollevano preoccupazioni. L’assenza di supervisione medica rappresenta un rischio enorme: chiunque potrebbe accedere al dispositivo, e la sua natura "portatile" e facile da utilizzare potrebbe rendere estremamente difficile per le autorità controllarne l'uso improprio.


In Svizzera, dove il dibattito sulla legalizzazione del Sarco continua, le autorità giudiziarie e sanitarie hanno chiarito che qualsiasi utilizzo del macchinario comporterà conseguenze penali, come dimostrato dalle recenti azioni legali intraprese contro le persone coinvolte in questo caso.


In definitiva, il caso del Sarco evidenzia il pericolo di lasciare che tecnologie non regolamentate intervengano in decisioni così delicate come il fine vita. La mancanza di controlli adeguati, la possibilità di sofferenze non previste e l’utilizzo da parte di persone vulnerabili lo rendono un dispositivo potenzialmente molto pericoloso.



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